Dopo averne studiato l'etimologia, focalizziamo ora la nostra attenzione sull'uso del termine "macchina" nella
letteratura italiana.
Con l'avvento della
seconda rivoluzione industriale nel XIX secolo, una nuova protagonista
entra a far parte della vita dell'uomo: la macchina.
Tale evento non può non avere ripercussioni anche in ambito letterario, dove, la macchina viene
vista come il nuovo simbolo di una società che si sta evolvendo e si accosta ai nuovi modelli
tecnologici.
A
primo impatto, la macchina viene accolta con
entusiasmo, è l'emblema di quella
fiducia nel
progresso, di questo mondo che sta mutando il proprio volto. Lo testimoniano i versi del
giovane
Giosuè Carducci, che nell’inno
A Satana tesse un entusiastico elogio della locomotiva
come simbolo della ragione e della modernità contro l’oscurantismo della Chiesa cattolica.
Un bello e orribile
Mostro si sferra,
Corre gli oceani,
Corre la terra:
Corusco e fumido
Come i vulcani,
I monti supera,
Divora i piani;
La
figura di Satana viene
spogliata della sua accezione negativa e rappresentata nelle forme
positive e nella bellezza della natura. Nelle ultime strofe poi, il poeta identifica il «bello e
orribile mostro», ovvero la locomotiva, con Satana stesso che assume ora i caratteri più
profondi del progresso della scienza e della ragione.
Fin qui, questo avanzamento
sembrerebbe rappresentare un processo assolutamente
positivo,
ma i sacrifici e le conseguenze di tale fenomeno evidenziano molti
aspetti negativi. Ciò
comporta un mutamento anche nella figura del letterato e della sua posizione in merito a questo
profondo mutamento, spesso sfociata in una sorta di ambivalenza della personalità
dell'intellettuale.
Sempre il poeta Carducci è testimone di questo
dualismo che, dopo una prima fase entusiastica
del pensiero positivista, se ne distacca. L’autore sottolinea la
tristezza e la meschinità
della
vita moderna, simboleggiata dalla stazione ferroviaria. Se nella prima opera citata la locomotiva
incarnava appieno quello spirito divino del progresso, dove la scienza era messa al servizio
delle tecnologie e della vita dell’uomo, ora assume connotazioni totalmente negative.
Ora il
progresso non è altro che una
nebbia fitta che avvolge tutte le false certezze e nella quale
il poeta si vorrebbe confondere. Esso non fa altro che rendere gli uomini simili a fantasmi
Sitografia: #1 #2