mercoledì 29 aprile 2020

Macchine di tortura - nel Medioevo (#12)

Finora abbiamo spesso trattato il concetto di “macchina” sotto una connotazione positiva: macchina come progresso, macchina come tecnologia, macchina come mezzo per ridurre i costi e accorciare le distanze.
Tuttavia, credo sia corretto mostrare anche i suoi utilizzi in senso negativo, soprattutto durante il periodo definito “dei secoli bui”: il Medioevo.

Il Medioevo è uno dei quattro periodi (antico, medievale, moderno e contemporaneo) in cui viene convenzionalmente suddivisa la storia dell'Europa; comprende il periodo dal V secolo al XV secolo.

Tale periodo è tristemente noto per un forte sviluppo degli strumenti e macchine di tortura

Tra i più famosi vi sono la frusta, i tratti di corda, il contatto con i tizzoni ardenti, la goccia cinese (gocce d'acqua che cadono ripetutamente sulla fronte della vittima e l'allungamento (eseguito grazie ad apposite macchine).

Le macchine di tortura inoltre si potevano distinguere in fisiche o psicologiche; spesso, infatti, il fine non si limitava a far soffrire il povero capitato, ma a farlo impazzire rendendo la sua parola poco credibile, a fronte per esempio di fare da testimone per un delitto.


Sitografia: #1 #2


venerdì 24 aprile 2020

Ventilatori polmonari - Durante la pandemia (#11)


Un ventilatore polmonare è una macchina per la ventilazione meccanica che serve ad aiutare i pazienti con insufficienza respiratoria, uno dei sintomi più gravi della COVID-19. 


venerdì 17 aprile 2020

The Imitation Game - intelletto e macchina (#10)

The Imitation Game è un film del 2014 diretto da Morten Tyldum, con protagonista Benedict Cumberbatch nei panni del matematico e crittoanalista Alan Turing.

A seguire uno spezzone della trama per comprendere al meglio il filmato:
“Nel pieno della Seconda guerra mondiale, il brillante matematico Alan Turing decide di mettere le proprie capacità al servizio del governo della Gran Bretagna. L'obiettivo è far terminare il conflitto quanto prima, collaborando alla segretissima operazione di decrittazione dei messaggi segreti nazisti, codificati con la macchina denominata Enigma.
 Durante una serata in un bar, a Turing viene il lampo di genio: bisogna restringere il campo di parole di cui cercare il significato a partire dalle più ripetitive, ad esempio quelle che compaiono nei bollettini meteorologici dei nazisti (ne viene inviato uno ogni mattina alle 6:00, come primo messaggio del giorno, e tutti iniziano e finiscono sempre con le stesse parole). Il gruppo di Turing riesce, grazie a questa intuizione, a decifrare un messaggio che parla di un imminente attacco al convoglio alimentare Carlisle. Si decide però di non intervenire in modo massiccio, ma di ottimizzare gli interventi, per minimizzare i danni e fare in modo che i tedeschi non comprendano che è stato trovato il modo di decifrare i loro messaggi. Il piano, con elevati costi umani e ponendo all'équipe di matematici un dilemma morale quasi insostenibile, ha infine successo. Finita la guerra, si festeggia con gran giubilo dei protagonisti e dell'intera nazione.”

In questo caso la “macchina” è un mezzo per estendere le proprie capacità; strumento che ha salvato la vita a migliaia di soldati.



Sitografia: #1

venerdì 10 aprile 2020

Fanny Machine - The machinery (#9)

Fanny Machine - The machinery

Frantisek Kupka

  • Titolo originale: Machine comique - Le machinisme
  • Data: 1928
  • Stile: Costruttivismo, Orfismo.
  • Genere: Astratto
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: 74 x 84 cm

Sitografia: #1

giovedì 9 aprile 2020

Mekhane nel Cratilo - Dialogo di Platone (#8)

Il Cratilo (Κρατύλος) è un dialogo di Platone, in cui viene trattato il problema della "correttezza dei nomi". Esso può esser suddiviso in vari episodi; si riporta uno spezzone riguardante la contestazione di Socrate, sostenitore della teoria naturalistica del linguaggio, nei confronti di Ermogene, che invece sostiene la teoria sofistica.
Nel dettaglio, Socrate spiega ad Ermogene che i nomi analizzati sono nomi composti; questa loro caratteristica li rende suscettibili di un'ulteriore indagine: quella degli elementi che lo compongono.

A tal proposito pone sotto la propria attenzione il termine mekhane, usando poi il sinonimo di "andare avanti" ma mantenendo sempre il concetto di virtù, per non ricadere nell'andare male.

<<SOCRATE: Ma se si ammetterà di aggiungere o toglier tutto quello che si vuole dai nomi, grande sarà la facilità a chiunque riuscirà a adattare ogni nome ad ogni cosa. 
ERMOGENE: Dici il vero. 
SOCRATE: è vero sì. Ma io penso che tu, da saggio sovrintendente, debba osservare il senso della misura e della verisimiglianza. 
ERMOGENE: Io lo vorrei.
SOCRATE: E con te, Ermogene, lo voglio anch'io: ma sta attento, caro amico, a non fare troppe sottigliezze, che tu non abbia a snervare il mio coraggio, perché raggiungerò la cima di quel che ho detto quando, dopo tekhne avremo ben considerato mekhane ('mezzo', 'macchina'). Mekhane infatti mi sembra essere il significato di anein epi poly ('andare avanti parecchio'). E infatti il mekos ('lunghezza' ) significa un press'a poco il molto. Da queste due parole dunque, il mekos e l'anein è stato posto il nome di mekhane. Ma, come dicevo poco fa; bisogna giungere in cima delle cose enunciate; occorre ricercare cosa significano i nomi arete ('virtù') e kakia ('malvagità', 'vizio'). Di questi due l'uno non riesco ancora a sbroccarlo, l'altro invece mi appare chiaro: si accorda infatti con tutte le cose dette prima. E siccome le cose sono sempre in movimento (73) il kakos ion ('l'andante male') è la malvagità, il vizio. E quando questo 'andare male' verso le cose si trovi nell'anima, allora soprattutto assume la denominazione dell'intero, cioè di malvagità, vizio.  >>

Sitografia: #1 #2


martedì 7 aprile 2020

"Il bello e orribile Mostro": rapporto in ambito poetico con G. Carducci (#7)

 Dopo averne studiato l'etimologia, focalizziamo ora la nostra attenzione sull'uso del termine "macchina" nella letteratura italiana.

Con l'avvento della seconda rivoluzione industriale nel XIX secolo, una nuova protagonista entra a far parte della vita dell'uomo: la macchina.
Tale evento non può non avere ripercussioni anche in ambito letterario, dove, la macchina viene vista come il nuovo simbolo di una società che si sta evolvendo e si accosta ai nuovi modelli tecnologici.
A primo impatto, la macchina viene accolta con entusiasmo, è l'emblema di quella fiducia nel progresso, di questo mondo che sta mutando il proprio volto. Lo testimoniano i versi del giovane Giosuè Carducci, che nell’inno A Satana tesse un entusiastico elogio della locomotiva come simbolo della ragione e della modernità contro l’oscurantismo della Chiesa cattolica.

Un bello e orribile
Mostro si sferra,
Corre gli oceani,
Corre la terra:


Corusco e fumido
Come i vulcani,
I monti supera,
Divora i piani; 



La figura di Satana viene spogliata della sua accezione negativa e rappresentata nelle forme positive e nella bellezza della natura. Nelle ultime strofe poi, il poeta identifica il «bello e orribile mostro», ovvero la locomotiva, con Satana stesso che assume ora i caratteri più profondi del progresso della scienza e della ragione.
Fin qui, questo avanzamento sembrerebbe rappresentare un processo assolutamente positivo, ma i sacrifici e le conseguenze di tale fenomeno evidenziano molti aspetti negativi. Ciò comporta un mutamento anche nella figura del letterato e della sua posizione in merito a questo profondo mutamento, spesso sfociata in una sorta di ambivalenza della personalità dell'intellettuale. Sempre il poeta Carducci è testimone di questo dualismo che, dopo una prima fase entusiastica del pensiero positivista, se ne distacca. L’autore sottolinea la tristezza e la meschinità della vita moderna, simboleggiata dalla stazione ferroviaria. Se nella prima opera citata la locomotiva incarnava appieno quello spirito divino del progresso, dove la scienza era messa al servizio delle tecnologie e della vita dell’uomo, ora assume connotazioni totalmente negative.
Ora il progresso non è altro che una nebbia fitta che avvolge tutte le false certezze e nella quale il poeta si vorrebbe confondere. Esso non fa altro che rendere gli uomini simili a fantasmi

Sitografia: #1 #2

venerdì 3 aprile 2020

Quaderni di Serafino Gubbio operatore - Letteratura narrativa (#6)


"Quaderni di Serafino Gubbio operatore” è un romanzo di Luigi Pirandello, pubblicato in primis nel 1916 col titolo “Si gira...” successivamente modificato con il nuovo titolo nel 1925. 
Segue la trama presa integralmente da Wikipedia:

 <<si narra la vicenda di Serafino, un cineoperatore della casa cinematografica Kosmograph con il nomignolo di "Si gira", che quotidianamente annota in un diario tutti gli avvenimenti che riguardano quelli che lavorano nel suo ambiente e soprattutto la storia di un'attrice russa, grande seduttrice di uomini, Varia Nestoroff. Ella viene paragonata ad una tigre. È una donna che fa del male agli uomini ma non ne prova piacere. Inizialmente viene ospitato in un ospizio di mendicità a Roma che il suo amico Simone Pau chiama albergo. In questo ospizio conosce un violinista che si è ridotto ad accompagnare un pianoforte automatico e che infine non suona neanche più ma beve solo. Serafino si sente totalmente alienato dal suo lavoro tant'è che poi afferma: "Finii d'esser Gubbio e diventai una mano". Nella scena finale del romanzo Serafino riprende meccanicamente con la sua cinepresa una scena terribile: Aldo Nuti sta girando una scena in cui deve uccidere una tigre; tuttavia, invece di rivolgere l'arma verso l'animale, egli uccide la Nestoroff. Rimane però ucciso a sua volta, sbranato dalla stessa tigre. Serafino, che sta filmando la scena, diviene muto per lo shock e rinuncia ad ogni forma di sentimento e di comunicazione.>>
Il romanzo si colloca, cronologicamente parlando, durante il Futurismo italiano; tuttavia, a differenza degli esponenti della corrente artistica e letteraria, Pirandello si distacca dalla consuetudine, per “disincantare” la concezione della macchina, colpevole di “mercificare la natura”.>>

Secondo l’autore, la meccanizzazione ha reso schiavo l’uomo e avviato un processo che porterà alla distruzione del genere umano (e non solo). Similmente ad altre opere pirandelliane, l’individuo perde la sua identità e di conseguenza la capacità di essere “attivo” nel presente, perdendo la possibilità d’agire.
La meccanizzazione ha tolto la possibilità di dare un senso al fluire della vita: è questo il significato del mutismo che colpisce Serafino Gubbio, a causa dello shock per aver assistito all'orribile spettacolo dell'uomo sbranato da una tigre mentre continuava a riprendere la scena; è dunque la metafora dell'alienazione dell'artista e della riduzione dell'uomo a macchina.

Sitografia: #1 #2 

Sintesi finale (#24)

Il percorso di ricerca sugli usi e connotazioni del termine “Macchina” è stato tanto ampio quanto interessante. Il tutto ha avuto inizio d...