martedì 7 aprile 2020

"Il bello e orribile Mostro": rapporto in ambito poetico con G. Carducci (#7)

 Dopo averne studiato l'etimologia, focalizziamo ora la nostra attenzione sull'uso del termine "macchina" nella letteratura italiana.

Con l'avvento della seconda rivoluzione industriale nel XIX secolo, una nuova protagonista entra a far parte della vita dell'uomo: la macchina.
Tale evento non può non avere ripercussioni anche in ambito letterario, dove, la macchina viene vista come il nuovo simbolo di una società che si sta evolvendo e si accosta ai nuovi modelli tecnologici.
A primo impatto, la macchina viene accolta con entusiasmo, è l'emblema di quella fiducia nel progresso, di questo mondo che sta mutando il proprio volto. Lo testimoniano i versi del giovane Giosuè Carducci, che nell’inno A Satana tesse un entusiastico elogio della locomotiva come simbolo della ragione e della modernità contro l’oscurantismo della Chiesa cattolica.

Un bello e orribile
Mostro si sferra,
Corre gli oceani,
Corre la terra:


Corusco e fumido
Come i vulcani,
I monti supera,
Divora i piani; 



La figura di Satana viene spogliata della sua accezione negativa e rappresentata nelle forme positive e nella bellezza della natura. Nelle ultime strofe poi, il poeta identifica il «bello e orribile mostro», ovvero la locomotiva, con Satana stesso che assume ora i caratteri più profondi del progresso della scienza e della ragione.
Fin qui, questo avanzamento sembrerebbe rappresentare un processo assolutamente positivo, ma i sacrifici e le conseguenze di tale fenomeno evidenziano molti aspetti negativi. Ciò comporta un mutamento anche nella figura del letterato e della sua posizione in merito a questo profondo mutamento, spesso sfociata in una sorta di ambivalenza della personalità dell'intellettuale. Sempre il poeta Carducci è testimone di questo dualismo che, dopo una prima fase entusiastica del pensiero positivista, se ne distacca. L’autore sottolinea la tristezza e la meschinità della vita moderna, simboleggiata dalla stazione ferroviaria. Se nella prima opera citata la locomotiva incarnava appieno quello spirito divino del progresso, dove la scienza era messa al servizio delle tecnologie e della vita dell’uomo, ora assume connotazioni totalmente negative.
Ora il progresso non è altro che una nebbia fitta che avvolge tutte le false certezze e nella quale il poeta si vorrebbe confondere. Esso non fa altro che rendere gli uomini simili a fantasmi

Sitografia: #1 #2

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