lunedì 25 maggio 2020

Scienza e macchina - Zibaldone di Leopardi (#20)

Lo Zibaldone è un’opera di Giacomo Leopardi, scritta tra il 1817 e il 1832. Si classifica come un diario personale contenente riflessioni, annotazioni e aforismi strettamente personali.
All'interno dell’opera compare il termine “macchina”; si riporta un frammento, che presenta il tema, a cui segue una mia riflessione personale.

La scienza della natura non è che scienza di rapporti. Tutti i progressi del nostro spirito consistono nello scoprire i rapporti. Ora, oltre che l'immaginazione è la più feconda e maravigliosa ritrovatrice de' rapporti e delle armonie le più nascoste, come ho detto altrove; è manifesto che colui che ignora una parte, o piuttosto una qualità una faccia della natura, legata con qualsivoglia cosa che possa formar soggetto di ragionamento, ignora un'infinita di rapporti, e quindi non può non ragionar male, non veder falso, non iscuoprire imperfettamente, non lasciar di vedere le cose le pia importanti, le pia necessarie, ed anche le più evidenti. Scomponete una macchina complicatissima, toglietele una gran parte delle sue ruote, e ponetele da parte senza pensarvi pia; quindi ricomponete la macchina, e mettetevi a ragionare sopra le sue proprietà, i suoi mezzi, i suoi effetti: tutti i vostri ragionamenti saranno falsi, la macchina non è più quella, gli effetti non sono quelli che dovrebbero, i mezzi sono cambiati, indeboliti, o fatti inutili; voi andate arzigogolando sopra questo composto, vi sforzate di spiegare gli effetti della macchina dimezzata, come s'ella fosse intera; speculate minutamente tutte le ruote che ancora lo compongono, ed attribuite a questa o quella un effetto che la macchina non produce più, e che le avevate veduto produrre in viral delle ruote che le avete tolte etc. etc. Così accade nel sistema della natura, quando è stato tolto e staccato di netto il meccanismo del bello, ch'era congegnato e immedesimato con tutte le altre parti del sistema, e con ciascuna di esse.

Leopardi, in questo spezzone, paragona la scientificità della natura (privata del “bello”) ad una macchina complessa. Se si studiano le proprietà di una macchina, disassemblata e non presa nella sua interezza, si ottengono delle proprietà falsate poiché la macchina non è più quella; allo stesso modo, poiché la scienza della natura è una scienza di rapporti, se la si studia privandola del “bello” (che per l’autore consiste nel vado e indefinito) si finirà per ottenere degli effetti fasulli.

Sitografia: #1

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