Iniziamo questo percorso con lo studio del
termine macchina, termine di usi
tanto differenti quanto antichi.
màcchina (ant. màchina)
s. f. [dal lat. machĭna, che è dal gr. dorico μαχανά, attico μηχανή].
Come si legge dal Dizionario Treccani (vd.
sitografia):
1. In senso
storico e antropologico
Qualsiasi dispositivo o apparecchio costruito collegando
opportunamente due o più elementi in modo che il moto relativo di questi
trasmetta o anche amplifichi la forza umana o animale o forze naturali, e
capace di compiere operazioni predeterminate con risparmio di fatica o di
tempo. Rispetto agli strumenti più semplici costituisce uno sviluppo in quanto
sistema complesso che consente un impiego più razionale della forza e realizza,
nell'ambito delle attività umane (caccia, agricoltura, navigazione,
produzione di manufatti, ecc.), procedimenti caratterizzati da uniformità,
regolarità, ciclicità, i quali riproducono, su scala diversa, modelli
costituiti da capacità umane o da eventi naturali, incorporando innumerevoli
osservazioni collettive e perfezionamenti tecnici, a loro volta socializzati e
(in contesti culturali omogenei) trasmessi grazie alla macchina stessa. In
un’accezione più generale e recente, la macchina è un sistema capace di
sostituire l’uomo anche in attività esecutive o addirittura organizzative, e di
consentire quindi un potenziale risparmio dell’impegno umano in molte attività
(con esclusione di quelle innovative e creative): tali nuove caratteristiche, e
in partic. la possibilità di un limitato autocontrollo, dipendono dal più
complesso rapporto che la macchina può oggi avere con l’ambiente, con il quale
è collegata sia in senso recettivo sia in senso attivo da dispositivi di varia
natura e funzione (sensori, memorie e attuatori), realizzando i sistemi dell’intelligenza
artificiale (v. intelligenza, n. 1 d) e, più
specificamente, i robot (v.).
2. In senso stretto, in fisica e nella
tecnica
Dispositivo capace di trasformare energia (in una delle sue
diverse forme: elettrica, termica, cinetica, ecc.) in lavoro, lavoro in energia
o lavoro in lavoro; in partic., congegno costituito da organi collegati in modo
che determinate forze applicate (forze motrici) compiano lavoro in vista di un
determinato scopo, vincendo certe altre forze (forze resistenti).
3. Con significato generico
Dispositivo, che incorpora meccanismi più o meno complessi,
atto a svolgere una determinata funzione, per lo più indicata dalla
qualificazione che accompagna il termine: m. per cucire (v. cucire); m. calcolatrice (v. calcolatrice); m. fotografica (v. fotografico); m. per
scrivere (v. scrivere).
4. Con significato diffuso soprattutto
in passato
Apparato costituito da più parti tra loro connesse,
generalmente mobile ma non necessariamente consistente in congegni meccanici.
In partic.: a. Nell’uso guerresco antico o medievale, ogni
mezzo bellico destinato all’offesa, alla difesa e all’assedio c. Nella
tradizione popolare, nome di quelle caratteristiche costruzioni lignee
riccamente decorate, a forma di enormi ciborî o di guglie, ornate di statue e
di simboli sacri che, secondo un antico uso ancor vivo, si portano
processionalmente nelle ricorrenze sacre, in alcune.
5. Con uso estensivo
il termine indica inoltre sistemi formali di tipo logico
suscettibili di essere concretizzati in meccanismi o (oggi più spesso) in
circuiti elettrici o elettronici anch’essi detti macchine (o m. di
calcolo, m. logiche, ecc L’uso più astratto del
termine ricorre, in cibernetica e in informatica, in varie locuz.: per
es., teoria delle m., lo studio delle analogie funzionali tra le
macchine (intese come sistemi fisici che manipolano informazioni in modo
controllato) e i meccanismi del cervello umano (apprendimento, memoria,
soluzione di problemi, ecc.) o, più in generale, i meccanismi biologici e
fisiologici caratteristici di tutti gli esseri viventi.
6. In usi assoluti
Il termine indica comunemente: a. L’automobile: farsi
la m., comperarsi l’automobile; b. La locomotiva del
treno; c. In marina, l’apparato motore di una nave. d. Nel
linguaggio tipografico, le macchine da stampa (in piano o rotative). e. La
macchina per scrivere, dattilografata. f. La macchina
fotografica o, anche, la cinepresa oppure la telecamera. g. L’elaboratore
elettronico. h. In locuzioni partic., con sign. generico, in
contrapp. al lavoro fatto a mano.
7. Usi figurativi
Costruzione architettonica che abbia carattere di grandiosità
e di complessità. b. Complesso di più parti o elementi, in
quanto costituiscono un tutto unico sapientemente organizzato e regolato. c. Nel
linguaggio giornalistico, complesso di organismi, poteri, attività,
interdipendenti tra loro in un rapporto di forze, o miranti al raggiungimento
di un determinato scopo, o collegati per lo svolgimento di determinate
funzioni. d. In pittura e scultura (grande figurazione
decorativa di carattere scenografico. e. In opere letterarie,
l’intreccio degli avvenimenti narrati o rappresentati, soprattutto se complesso
e macchinoso. f. Intrigo, maneggio, imbroglio, o altra
macchinazione. g. Come termine di similitudine, detto di
persona che sembra agire senza idee proprie e una propria volontà, o si muove e
opera in modo meccanico, o dice e ripete cose imparate a memoria.